Don Antonio Rizzi, parroco di S. Agostino quando Bertilla si trasferì a Vicenza, e la conobbe nell’animo, così la descrive: “Di lei ci rimangono gli esempi di pazienza, di innocenza, di affetti puri e semplici, di rassegnazione e di soprannaturalità.”

Bertilla con il fratello Egidio

La fede spingeva Bertilla a fare la volontà di Dio e a confidare nel suo aiuto, specie nei momenti più duri della malattia. Lo esprime in una lettera dell’aprile 1964 all’amica Graziella: “Certi giorni sto bene, altri un po’ meno, mi sento dei dolori al cuore; cosa vuoi con il mio cuore malandato è difficile stare bene. Comunque sono contenta di fare la volontà di Dio; se lui vuole che faccia il lavoro dell’ammalata, lo faccio volentieri, sebbene qualche volta sia molto duro e difficile e mi scoraggio, ma poi mi riprendo. Tu ricordati di pregare per me che ho bisogno dell’aiuto di Dio, io ti ricambierò di cuore”.

A un’amica spiega il perché accetta la volontà di Dio: “Io, Gabriella, sono a letto come sempre, ma qualche volta mi perdo di coraggio, poi, però, penso che tutto è niente, tutto passa, anche il dolore passa come le gioie su questa terra. Siamo su questo mondo solo per amare il Signore e meritarci il premio eterno.”

L’accettazione della sofferenza non è facile e Bertilla lo sperimenta giorno per giorno, ma l’amore vince: “Io, Fausta, sono sempre a letto, ormai sono anche abituata, ma qualche volta mi viene una voglia matta di alzarmi, specie quando c’è il sole, ma non posso e allora mi rassegno a stare nel mio letto, pensando di fare la volontà di Dio. Cosa vuoi è meglio che approfittiamo adesso che ne abbiamo l’occasione per offrire a Gesù le nostre sofferenze così avremo molto merito in cielo.”

A Elisa dice: “Spero che la Vergine Santa mi aiuti e mi dia la forza di accettare con amore dalle mani di Dio tutto quello che Lui vuole e sono certa che il Buon Dio dispone tutto per il meglio dell’anima nostra e lo dobbiamo ringraziare sempre, qualunque cosa ci accade, perché noi non comprendiamo i suoi disegni divini. Certo, nella vita terrena abbiamo molto da soffrire e da lottare per raggiungere la meta del Paradiso, ma confidiamo e supplichiamo la vergine santa che è la Mamma di Gesù e la Mamma nostra e lei ci darà ogni aiuto, meglio ancora, abbandoniamoci alla volontà di Dio e ci penserà lui.”

Le persone che hanno vissuto nella sofferenza con Bertilla, testimoniano il suo abbandono totale a Dio.

L’amica Carlina descrive l’effetto della grande fede di Bertilla: “Bastava osservarla per vedere la dolcezza di un’anima buona e pronta ad offrire con rassegnazione; emanava da lei luce d’amore e soprattutto ispirava fiducia nella fede cristiana. Non dimenticherò mai i preziosi momenti trascorsi al suo fianco, le sue dolci parole, lo sguardo candido d’angelo che riconobbi nel suo volto sin dal primo momento che l’ho incontrata.”

Suor Renata Matteelli parla di una crescita nella fede: “Nei mesi in cui sono vissuta vicino a Bertilla ho visto una crescita nella sua fede. Da un ricovero all’altro vedevo che in lei c’era una graduale presa di coscienza dell’aggravamento della sua malattia che lei accettava senza ribellione e nello stesso tempo cercava di dare senso nella fede a questa situazione.”

E Angelina Fongaro: “Mi meravigliava molto vederla sempre contenta nonostante fosse molto ammalata. Lei diceva: “Così vuole il Signore”. Mi esortava a sopportare con pazienza e serenità la mia malattia e, specialmente, quando mi vedeva avvilita, mi diceva di sacrificarmi volentieri per amore del Signore e mi ripeteva di confidare nella Madonna che mi ha aiutato.”

Bertilla all’ospedale di Vicenza

Preghiera

O dolcissimo Gesù ti offro le mie sofferenze, i miei dolori per la conversione dei peccatori, per la santificazione dei sacerdoti, per le intenzioni del sommo pontefice, per i missionari, per la mia famiglia, per tutti quelli che si raccomandano alle nostre orazioni, per gli ammalati, affinché tutti possano avere il conforto della fede.

Riflessione

“La fede di Bertilla ha pure conosciuto “determinate e progressive gradualità di mezzi o tappe” che l’hanno condotta, sotto la luce dello Spirito Santo e con l’aiuto di tante anime buone, a entrare progressivamente nella volontà di Dio, nel progetto di Dio che Bertilla definiva “il lavoro dell’ammalata”, non nel senso che Dio avesse deciso per lei la malattia come realtà di vita, ma perché essa ha vissuto la malattia come luogo di santificazione e di testimonianza evangelica, nella carità e nella fede.” (Giandomenico Tamiozzo, Bertilla Antoniazzi: una vita offerta)

Don Andrea Dani che, come perito storico nel processo diocesano, ha analizzato gli scritti di Bertilla, annota: “I punti nodali della sua fede sono: la sollecitudine nella preghiera, una preghiera che sa farsi carico di diverse intenzioni, come il buon esito del Concilio, la conversione dei peccatori…; il desiderio di essere gradita a Dio e la memoria della sua presenza è l’aspetto mistico del suo percorso di fede: una forte esperienza personale di Dio. Un’espressione che spesso usa è che vuole fare tutto con gusto per il Signore. È il tema della dedizione totale a Dio e della confidenza che aveva con Lui.”

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Luigi Grandi (notaio nel processo diocesano per la beatificazione)