Fermiamo l’attenzione sulle virtù cardinali, che pure hanno segnato la breve esistenza di Bertilla, in particolare vedremo nei prossimi incontri la virtù della fortezza e della temperanza.

La prudenza in Bertilla, la possiamo dedurre dai suoi piccoli consigli che offriva alle amiche e alle persone malate che condividevano con lei l’esperienza dei ricoveri ospedalieri. La prudenza che traspare dai consigli di Bertilla è arricchita dalla sapienza della fede e profumata dalla carità.

Si tratta di semplici inviti alla preghiera, alla pazienza, alla fiducia, ad uno sguardo carico di speranza. Anche i suoi consigli, come tutta la sua vita, sono segnati dalla semplicità e dalla fede amica. Scrive spesso, quasi fosse un ritornello: “Non avere paura……Vedrai che il Signore ci aiuta… Facciamoci forza… Facciamo bene il nostro lavoro di ammalate.”

Alla cugina Angela, nell’aprile del 1964, dall’ospedale di Vicenza, scrive: “Cara Angela, non si scoraggi. Il Signore tanto buono assiste tutti quelli che confidano in Lui. Quando sarà depressa e non sa a chi rivolgersi, si rivolga a Gesù e Gli dedichi tutto il dolore, vedrà che Lui la conforterà.

Ad un’amica consiglia: “Cara Angelina, cerca di pregare e di amare il Signore; offri a Gesù le tue sofferenze per la salvezza delle anime e così avrai molto merito in cielo. Se qualche volta ti trovi sola, pensa che Gesù ti è sempre vicino e la Vergine Santa con il suo manto ti copre e ti dà forza. Prega anche per me, che ho tanto bisogno dell’aiuto di Dio e io con tutto il cuore contraccambierò”

Bertilla con un’allieva infermiera

Alle allieve infermiere dedicava il suo tempo per essere loro vicine non solo con i consigli, ma anche con le preghiere. Graziella Pietrobon testimonia:

“Si preoccupava dell’amicizia tra noi allieve infermiere e ci stimolava ad avere un rapporto familiare, come sorelle. Osservava accorgendosi subito, i nostri umori e le nostre eventuali difficoltà, amarezze comprese. Se avevamo preso un voto negativo alla scuola, o avevamo avuto un rimprovero, lei con tanta delicatezza ci aiutava a superare i momenti tristi. Con la sua malattia, che la costringeva a rimanere a letto per non affaticare il cuore, sapeva trovare per tutti parole di incoraggiamento. Chiedeva di aprirci con lei, di raccontarle le nostre situazioni, le novità di lavoro. Non voleva sapere, voleva poter donare al Signore anche qualcosa di noi, per pregare. Attraverso le sue sofferenze donava anche il suo sacrificio per noi, al Dio dell’amore, perché lei era una vera cristiana e sapeva accettare la volontà divina a cui si abbandonava con serenità. Ricordo che nelle corsie dell’Ospedale, Bertilla trattava tutti, con gentilezza, rispetto e signorilità. Osservava con attenzione le persone, meditava in cuor suo il modo migliore per poter parlare al cuore di ciascuno.