La virtù teologale della carità si caratterizza per l’amore a Dio e al prossimo, secondo il duplice comando dell’amore di Cristo: “Amare Dio con tutto se stessi e il prossimo come se stessi”.

Abbiamo visto che Bertilla ha dimostrato l’amore a Dio con una vita di preghiera intensa, l’amore a Gesù con una vita di amicizia profonda con Colui che definiva il suo tutto.

All’amore delle realtà celesti Bertilla univa l’amore alle realtà umane e terrene. L’altra volta abbiamo visto La condivisione delle pene e il reciproco conforto: Per Bertilla la comunicazione fraterna delle sofferenze faceva parte di quel bisogno dell’essere umano di sentirsi capito, accolto, amato, sostenuto, incoraggiato.

Oggi vediamo la riconoscenza e la comunicazione della gioia agli altri.

Bertilla e le compagne di classe

All’amica Graziella, scrive: “Graziella mia cara, sto per ringraziarti per la bontà e gentilezza che hai usato verso di me, delle tue premure nei giorni trascorsi all’ospedale e ho molto desiderio di vederti e abbracciarti; spero che tu mi venga a trovare, se no vengo io presto”

All’amica Assunta, scrive: “Come al solito, io sono sempre a letto e passo il tempo a lavorare a maglia, a scrivere, a leggere qualcosa o ascoltando la radio e al mattino non vedo l’ora che passi il postino per vedere se mi arriva posta. Assunta Cara, ti chiedo delle preghiere per me, perché il Signore mi aiuti a star sempre serena e contenta, nonostante la mia sofferenza e mi aiuti a diventare più buona e generosa verso di Lui”

La cugina Gaetana descrive l’amore di Bertilla verso la famiglia: “Bertilla esprimeva il suo amore verso i familiari e i parenti con il sorriso. Non l’ho mai vista alterata nei confronti dei suoi cari. Aveva parole e atteggiamenti di riconoscenza specialmente con sua madre che cercava di confortare”.

La cognata Flora: “Bertilla si mostrava sempre felice, e quando una persona andava a trovarla, faceva sempre una preghiera insieme. Si interessava sempre della condizione dei fratelli e dei nipoti e pregava per tutti. Chiunque si avvicinava a Bertilla si sentiva bene accolto. Ripeto che era felice di incontrare gli altri. Tante volte Bertilla diceva che il suo lavoro era quello di fare l’ammalata. Prendeva la sua situazione come una missione per aiutare gli altri.”

Bertilla e una sua amica

Riflessione

La scoperta che Bertilla ha fatto gradualmente dell’amore di Dio e verso Dio, la mantiene serena, nonostante tutto il dolore e tutte le prove che la sorprendono. È relativamente facile essere gioiosi quando tutto va bene, quando si sta bene, quando si può realizzare ogni progetto… ma quando la vita sembra senza senso, quando ci si vede diversi dalle proprie amiche o amici che vanno e vengono, si divertono …e tu sei lì su un letto, senza grandi speranze di cambiamento, allora essere felici è difficile, molto difficile. Si discute molto, anche oggi, sul fatto di accettare coscientemente o subire passivamente la sofferenza e la malattia, se sia possibile essere felici anche quando si soffre. La sofferenza è sofferenza e Gesù stesso non l’ha benedetta o esaltata, ma l’ha tolta od orientata al bene, alla salvezza alla gioia. Anzi, Gesù ci invita a sollevare dalla sofferenza chi è nella malattia, nel bisogno, nella tribolazione, a sollevarli e consolarli, ma solo con l’amore.

(Don Aldo de Toni, La primavera dell’amore. Bertilla Antoniazzi: una piccola grande storia. p.51)

Preghiera

O Gesù, io vorrei che in questo momento la mia voce arrivasse ai confini di tutto il mondo, chiamerei tutti i peccatori e direi loro di entrare tutti nel tuo cuore. Preghiamo Gesù che ci dia le ricchezze del suo puro amore; non respirare che per amore, non vivere che per amore. Si dilati pure il Santo Regno dell’amore di Gesù, affinché tutti lo amino.

Chi desidera esprimere una riflessione su quanto qui espresso o proporre altre idee da condividere in questa rubrica, lo può fare scrivendo alla seguente mail:
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Luigi Grandi (notaio nel processo diocesano per la beatificazione)